NATO FRASCA’

Studio Farnese – Roma, maggio – giugno 1971


REBIS 1967 – 1971

Rebis è uno dei nomi alchimistici della Pietra Filosofale. Il mio lungo lavoro sulle diagonali in rapporto al piano (dal 1962) e allo spazio (dal 1963) attraverso il metodo delle contraddizioni, mi ha condotto a questo risultato.

Processo di individuazione. Paranoia?

La deformazione diventa difformazione quando raggiunge la pienezza della cronicità. Compenetrare, servirsi degli opposto, dei complementari nel colore e nella forma: questo il tema, la malattia.

La diagonale: archetipo individuale, simbolo collettivo (in senso junghiano) delle contraddizioni dinamiche, delle trasformazioni.

Il cubo: lo spazio da investire e mettere in tensione.

Mi rendo conto che tutto quello che realizziamo attraverso il linguaggio è essenzialmente una formalizzazione delle nostre deformazioni individuali; e qui nascerebbe un discorso sullo stile; ma cosa rimarrebbe ai critici abituati a leggere la “cifra”nello stile, il codice convenzionale piuttosto che il discorso?

Mi interessa piuttosto dire che: Rebis nasce nel 1967, e che: dopo quasi cinque anni di isolamento volontario faccio punto delle ricerche di questi anni.

Elenco la serie di circostanze che mi hanno spinto a questa mostra: l’aiuto e la fiducia di alcuni amici, la collaborazione del laboratorio artigiano di E. Menotti; l’entusiasmo della 2RC; l’indirizzo artistico dello Studio Farnese.

Piero Fogliati, prefazione catalogo della mostra Rebis, 1971 (Archivio Studio Farnese – Roma)


Atteso ritorno di Nato Frascà, ora allo Studio Farnese. Per questa ricomparsa, Frascà ha lasciato scorrere quatro anni, poco più, poco meno, dalla diaspora del Gruppo Uno. In questi anni una lunga deditazione, per il risultato di oggi; uan meditazione senza fratture in rapporto alla sua linea di richeva personale e duindi di apporto in senso al gruppo stesso. Ma le opere attuali, oltre che cariche di una costante evoluzione concettuale e di ricverva, sono anche ventilate da una sorta di attualer senso magico, se non neegromantico, fin nel nome che intitola la mostra, Rebis, una delle denominazioni della pietra filosofale.

Eppure in ogni pezzo si rispecchia il nitore mentale e operativo di Frascà e, nella stesso tempo, quell’audacia inventiva scaturita da quanto si produce nello scarto dalla norma, quell’alea, imprevedibile che sa al di là, anche del progetto, delle previsioni, del calcolo. Ogni pezzo nasce dallo studio vivisezionante del cubo, ma le modificazioni inferte alle traiettorie delimitanti producono vettrici capaci non soltanto di generare altra forma da quella modulare, ed estremamente variata e percettivamente ambigua nel mutare degli effetti, ma per le quali l’affilata conduzione dei persosi perimetrali fa scattare una carica generartice di energia spaziale, di esito del tutto inedito.

Ognuno dei pezzi si costituisce con una forza caratterizzante e catalizzatrice, sia che il filo dei nastri di acciaio riassuma in se qualità di costruzione formale, sia che, in altri, l’apertura diagonale delle paratie lasci prevedere nuovi eventi di percezione luminosa e naturale. Lo stesso rapporto che Frascà cerca di stabilire tra ogni forma e l’eventualità del suo rapporto con il paesaggio, per esigente necessità, colloca queste opere in un dominio di ampie speculazioni che certamente si connettono al destino dell’uomo. Una lucente e produttiva meditazione che ha dato i suoi risultati non soltanto nei pezzi maggiori, ma anche nei più brevi e nei multipli, fedeli al difficile equilibrio di un’intima dinamica.

Sandra Orienti, Il Popolo, Meditazione su un cubo, maggio 1971

opere esposte // ferro verniciato: Rebis Matrice 93 x 130 x 130 // R. Columna 247 x 108 x 108 // R. Sulphur 118 x 33 x 33 x 67 // R. Aresenicum 55 x 75 x 75 // R. Saturnus 38 x 45 x 45 // acciaio inox: R. Matrice 29 x 41 x 41 //R. Janus 18 x 32 x 35 // R. Quadrato 45 x 45 x 17 // R. Columna 90 x 40 x 40 // R. Daedalus I 50 x 65 x 65 // R. Dionysos 21 x 25 x 25 // R. Daedalus II 120 x 180 x 180 // ottone: R. Phoenix 45 x 41 x 55 // R. Salamandra 32 x 22 x 22 x 45 // rame: R. Venus 35 x 38 x 61 // multipli Edizioni 2RC: R. Janus // R. Labyrinthus // R. Delos // R. Athanor

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rebis matrice (1967-1971) archivio Nato Frascà ph: Marco Santi

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