Le “Strutture Ambientali” di Sara Campesan, Franco Costalonga, Marcello De Filippo, Attilio Lunardi, e Gino Scarpa sono organizzate e regolate, ognuna in modo diverso, dall’evidenza tematica di un procedimento tecnico. Come ipotesi di situazioni spaziali, non indicano solo la conclusione di un idea progettuale, ma rappresentano il superamento della categorica barriera spazio-contemplativo spazio-esistenziale.
Fenomeni visualizzati le “strutture ambientali” dunque non sono dei fatti irriducibili, ma delle presenza date, dotate di un ampio grado di libertà. Entro l’evento fenomenologico l’osservatore non rimane condizionato e cioè non subisce traumi psicologici, non viene alienato. Ma partecipa attivamente, s’inserisce facoltativamente. Con le facoltà percettive-immaginative in movimento egli è il testimone (o, se si preferisce, l’attore che compare, che compie un’esperienza, che scompare) dell’evento fenomenologico.
Nelle presenze date, le “strutture ambientali”, l’individuazione delle pause spazio-temporali è dunque un atto che si compie liberamente. Le nostre facoltà immaginative-percettive, una volta individuata la presenza strutturale del fenomeno, ripercorrono dall’inizio le fasi che compongono il fluire delle pause spazio-temporali, rintracciando nel profondo l’idea progettuale.
E poiché essa si dà nel continuum, la presenza del fenomeno, si compie nell’assoluto presente e consequenzialmente nello sfondo visuale. Ciò che la percezione rende manifesto, soggettivamente un risveglio costruttivo: essere per la “struttura ambientale”, comprendere la motivazione tecnica e visuale entro non oltre l’idea progettuale.
CAMPESAN. Spirali trasparenti s’avvitano nello spazio. Nell’ambiente il loro ritmo, riflesso nei riquadri acrilico luminosi e nelle superfici in polistilene bianco, appare come un mutevole disegni, che l’intensità della fonte luminosa proietta, con l’immagine dell’osservatore, ovunque. Nel contesto della struttura ambientale l’osservatore s’aggira, evitando le spirali trasparenti , come una presenza riflessa, un trompe-l’oeil. Egli immediatamente non riconosce il profilo della sua presenza: lo impedisce la proiezione ritmica del disegno. Ciò procura smarrimento alla tensione emotiva.
COSTALONGA. Forma a chiocciola, spirale luminosa. E’ una struttura che sviluppa lo spazio visuale, che presentifica il volume sonoro. La sua modulazione, fenomeni di frequenza luminosa e di impulso sonoro, dipende da un sistema elettronico, che capta e successivamente trasforma l’impulso sonoro in frequenza luminosa. L’osservatore, situato nel contesto ambientale, condiziona, con l’azione, al fenomeno il perpetuum mobile: per cui la visualità della struttura è sempre in equilibrio instabile, è improvvisazione cinetica.
DE FILIPPO. La struttura ambientale, formata da pannelli bianchi e neri in acrilico, è delineata da tubi rettangolari in acciaio cromato. Getti di luci colorate, collocate in punti diversi e a intermittenza, si versano, plasmandolo nello spazio. L’osservatore attraversa i getti luminosi, viene totalmente coinvolto. E’ come la prova del fuoco. La presenza proiettata è la nostra immagine, non quella dei particolari della struttura ambientale. Ricercarla è riconoscersi, visualizzarsi entro un’illusoria profondità. E’ una mutazione cinetica programmatica.
LUNARDI. Le lettere alfabetiche ritagliate nell’acrilico formano la struttura visiva, che nitidamente s’inscrive nell’atmosfera spaziale. Il colore trasparente del materiale gli conferisce una presenza grafica, il cui volume geometrico è più un’attuazione dello spazioluce che della forma plastica. La struttura visiva non rappresenta alcun linguaggio certo: la lettere alfabetiche sono soltanto visualizzate secondo il ritmo, qui risolto nello spazio totale, della “poesia visiva”. La “poesia visiva” non scopre, per poi ricoprirla, l’intuizione poetica. Per ricomporre, come l’immaginazione, le lettere individuate Lunardi dà solo lo spunto: il resto è compito dell’osservatore. Utopia è pensare di giungere a delle conclusioni certe: una volta entrati nel circuito del gioco si rimane intrappolati dalle infinite supposizioni. La via d’uscita è l’individuazione, evidenza trascurata, del ritmo grafico.
SCARPA. Nello spazio: parete di multipli, opere grafiche in rilievo. E’ una ipotesi di struttura ambientale determinata dall’evidenza del procedimento tecnico dell’operare grafico: battuta litografica, battuta calcografica con l’anima d’acciaio inchiostrato. Nella tonalità dello spazio, i valori formali dell’opera grafica sono percettibili in modo immediato: certo più rapidamente di quanto sono isolati nel breve spazio di una parete. Il contatto diretto consente di ripercorrere, estraendolo da noi stessi, il faticoso percorso delle fasi operative in piena luce. Solo in questa misura l’opera grafica acquista una nuova dimensione: quella di sorgere dallo spazio.
Roma, maggio 1970 – testo a cura di Italo Mussa
opera di Sara Campesan, per “Strutture Grafico Ambientali” presso la galleria Studio Farnese, maggio 1970 (archivio Studio Farnese – Roma)
Attilio Lunardi, opere in mostra per “Strutture Grafico Ambientali” presso la galleria Studio Farnese, maggio 1970, foto Oscar Savio (archivio Studio Farnese – Roma)